In questo viaggio che è arrivato al termine, abbiamo fatto migliaia di kilometri con tutti i mezzi possibili. In particolare, il treno.
Per i Giapponesi, il treno non è soltanto il mezzo di trasporto più comunemente usato ma è in qualche modo anche un segno di identità nazionale e un motivo di orgoglio.
In tante stazioni, anche della metropolitana, abbiamo visto molte persone e tanti bambini prendere il biglietto da zero Yen, utile soltanto per poter entrare sui binari e scattare le fotografie ai treni.
I bambini con le loro macchinine fotografiche -i tetsuko– fanno tanta tenerezza ma riflettono anche un interesse culturale di un popolo.
Assistere dalle spalle del macchinista alla liturgia che avviene ad ogni fermata nelle stazioni è come stare a bordo tatami durante l’esecuzione di un kata.
Il macchinista posa in un alloggiamento il suo orologio da taschino, rigorosamente meccanico per evitare che guasti elettrici ne compromettano il funzionamento. Controlla quindi l’elenco delle fermate con gli orari e gli scambi e mette in marcia.
Alla stazione, si alza, indica con la mano destra l’orologio, poi l’elenco, poi la direzione, il binario, i segnali luminosi e si affaccia a controllare il marciapiede. E la corsa riparte.
La formazione del personale ferroviario era ed è rigorosa -in Giappone come altrove. La responsabilità è enorme.
In Giappone, visto che la responsabilità è enorme, si è deciso di elevare il trasporto ad arte. Una sorta di orologio svizzero fatto di binari, motrici, vagoni, stazioni e puntualità.
Un’arte che è a disposizione del benessere di tutti gli utenti. Ambienti puliti, puntualità garantita, frequenze alte. Tutto è di tutti e tutto è per tutti. Viene spontaneo, anche da utenti sporadici, contribuire a preservare questo fiore all’occhiello.
Un’arte che è fatta della capacità di ridurre la complessità e il caos a qualcosa che sia utilizzabile per tutti.
Il pensiero corre spontaneamente a Morihiro Saito, che ferroviere era -e qualcosa avrà pur voluto dire per la sua mentalità.
Pare che abbia detto che l’Aikido sia un’arte marziale razionale (合気道は合理的な武道です – Aikido wa, goritekina budo desu).
Un principiante di fronte al programma tecnico sistematizzato “razionalmente” da Morihiro Saito…Non riesce a raccapezzarsi, tuttavia, gradualmente riesce a comprendere i meccanismi, i principi e infine le finalità della disciplina.
Esattamente come un apprendista ferroviere, alle prime, si perde di fronte alla complessità delle procedure, dei dispositivi, della programmazione.
Come ultima visita, prima di muoverci verso l’aeroporto, ci siamo concessi il museo ferroviario di Kyoto.
Non è soltanto un luogo in cui poter visitare praticamente tutti i treni che hanno percorso le ferrovie giapponesi dall’inizio della loro storia.
E non è nemmeno un luogo in cui l’esposizione didattica della tecnologia ferroviaria è fruibile anche ai non addetti ai lavori.
E’ un luogo dove un popolo, fatto di famiglie e di bambini che imparano divertendosi manovrando un pantografo, attivando scambi, passaggi a livello e semafori, fa memoria collettiva di un suo tratto distintivo.
Il saper fare, al meglio, per sé e per gli altri.
Una sorta di keiko che si ripete ogni mattina per la gioia dei piccoli appassionati e per l’orgoglio dei loro familiari.